5 buoni motivi per andare a vedere la mostra The art of the brick

Chi di noi da piccolo non ha creato orribili e disastrose costruzioni con i mattoncini Lego? Ok parlo per me e magari voi eravate geniali eredi di Renzo Piano ma io non sono mai andata oltre una torre sbilenca o un tentativo di astronave che somigliava di più ad un cassonetto dell’immondizia. Quindi quando ho visto la mostra The art of the Brick beh sono rimasta a bocca aperta praticamente davanti a tutte le sculture/ideazioni/genialità dicendo sempre “ommioddio come ha fatto?! Che pazienza ha quest’uomo?!”. Non vi basta e volete 5 motivi per andare a vederla anche con i bambini? Ecco qua!

  • Potrete constatare con mano che la curiosità, il coraggio e la voglia di cambiare stravolgendo tutto e andando controcorrente ripagano sempre (o vabbè almeno quasi). L’autore delle sculture di mattoncini Lego è Nathan Sawaya, statunitense avvocato che ad un certo punto nel 2004 ha deciso di mollare il suo lavoro ben pagato e sicuro per dedicarsi a tempo pieno alla sua grande passione: creare, incastrare, incollare con i mattoncini colorati più famosi del mondo. Ed è diventato uno degli artisti più quotati al mondo! Un ottimo esempio per i piccoli, per esercitare il coraggio di uscire dagli schemi non solo come un rischio ma come una grossa opportunità.

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  • Potrete riscoprire il bambino che è in voi, rimanere stupefatti, stimolare la curiosità e la fantasia dei bambini, la voglia di mettersi in gioco e provare a fare e disfare. The art of the brick è una mostra che suscita emozioni belle e positive ma mettete in conto che almeno per un po’ di tempo avrete la casa invasa di mattoncini che calpesterete di notte al buio urlando di dolore!

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  • Farete un tuffo nella storia dell’arte con opere reinterpretate in modo meraviglioso da Nathan Sawaya a colpi di mattoncini. L’urlo di Munch, la Gioconda, la Venere di Milo, il bacio di Klimt, la ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer e non vi dico troppo per non rovinarvi la sorpresa ma vi assicuro che si resta davvero stupefatti davanti a tanta bravura e perfezione.

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  • Vi divertirete un mondo vedendo una mostra originalissima che ha già riscosso un successone in Europa e nel mondo ed è stata classificata dalla Cnn come una delle 10 mostre da non perdere al mondo. Vi aggirerete in un percorso espositivo fatto di oltre 80 opere d’arte tutte in 3d!

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  • Potrete ammirare, tra le altre meraviglie, un T-rex fatto di un numero infinito di mattoncini Lego e lungo ben 7 metri! Quale bambino potrà resistere? E no neanche voi adulti lo farete.

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Avete tempo fino al 14 febbraio e vi direi di sfruttare al massimo le vacanze di Natale per una puntatina allo spazio espositivo Set in via Tirso a Roma. Fatemi sapere!

Se fossi Matisse…

Cosa farei se Matisse? Beh a parte il fatto che per ovvie ragioni ora non sarei qui a scrivere al computer ma mi troverei in un posto un po’ più buio e freddo (argh!) ora non starei neanche qui a perdere la pazienza mentre invio curriculum in cerca di un lavoro ma sarei immersa in un mondo di colori e fantasia (iniziamo a sognare). Quanto fascino ha la vita del pittore? Su di me moltissimo e l’albo illustrato di cui vi voglio parlare ha quindi attratto subito la mia attenzione e curiosità. Si chiama “Se io fossi Matisse” scritto da Patricia MacLachlan con illustrazioni di Hadley Hooper e pubblicato da Motta Junior. Matisse tra l’altro è sempre stato uno dei miei preferiti in assoluto (per la serie ma che ce frega ma che ce ‘mporta).

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Un albo semplice, delicato ed istruttivo che può accompagnarci o precedere la mostra “Arabesque” dedicata appunto al grande Henri Matisse che si svolge a Roma alle Scuderie del Quirinale fino al 21 giugno. Uno degli appuntamenti romani da segnare in agenda insieme ad esempio alla mostra dedicata a Chagall al Chiostro del Bramante (dove spero abbiate già visto quella bellissima su Escher che c’è stata lo scorso autunno) per una primavera all’insegna dell’arte, che non guasta mai.

Il libro ci parla dell’infanzia di Matisse, di come un bambino cresciuto in una piccola cittadina francese di provincia grigia e cupa, dotata di pochi stimoli, sia potuto diventare uno dei maggiori pittori dell’epoca moderna ed esponente principale del movimento dei Fauves. Leggendo l’albo scopriamo che gran parte del merito va alla mamma di Henri, dotata di grande sensibilità artistica ed in grado di stimolarlo alla sperimentazione, alla libertà di espressione, al gioco attraverso i colori: ci troviamo infatti alle prese con una mamma che dipinge i piatti, che colora le pareti di rosso, che trasforma la cucina in un laboratorio, che coinvolge il figlio nella scelta dei fiori e delle stoffe, che rende la spesa al mercato un’esperienza artistica, che fa allevare al figlio piccioni dalle piume colorate. Una mamma “illuminata” dalla quale prendere esempio: non tutti i bambini diventaranno grandi pittori, certo, ma con un’educazione del genere svilupperanno sicuramente sensibilità e passione (doti non da poco).

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Un albo bello pieno di colore ed amore per l’arte, quell’amore fondamentale da instillare nei bambini prima possibile, educandoli alla bellezza e alla ricerca della luce nelle giornate cupe. Racconto breve ed immagini splendide rendono questo libro adatto a bambini dai 4/5 anni.

Buona lettura e poi buona mostra su Matisse! Ci andrete?

A Roma poesie e colori fanno rivivere il Trullo

Anche chi non vive a Roma sa che la città eterna è tanto bella quanto incasinata, trafficata, disorganizzata e dotata di mezzi di trasporto che farebbero perdere la pazienza anche a un Santo certificato. Però prendendosi un po’ di tempo e di buona volontà, oltre ai monumenti e ai palazzi antichi e bellissimi che rendono comunque Roma una città affascinante, si scorgono segnali di innovazione, bellezza e creatività dove meno potremmo aspettarcelo. Basta fare un giro in quartieri periferici e fino a poco fa poco considerati per rendersene conto. Un’ottima idea è andarci insieme ai bambini che rimarranno sicuramente entusiasti di tutta questa vivacità. È il potere della nuova street art in continua evoluzione di cui ho iniziato a parlare qualche tempo fa a proposito dei quartieri Ostiense e Quadraro e poi di San Basilio.

Qualche giorno fa armata di macchinetta fotografica sono invece andata a fare un giro al Trullo, un quartiere non proprio centrale della capitale, alla scoperta dei Poeti anonimi e dei pittori der Trullo. Questi artisti per lo più sconosciuti hanno riempito il quartiere popolare di poesie in romanesco, colori e murales. Perfetto per una passeggiata in famiglia fuori dalle solite mete. Andiamo? Il giro non è lungo e non prevede grandi sforzi. Più che altro la difficoltà sta nel trovare il Trullo se come me non siete di zona e vi sembra di essere fuori città. Sempre sia lodato il Tom tom!

Ironia, colore e poesia sono gli elementi che ci accolgono entrati in questo quartiere che mantiene ancora intatto il fascino della Roma vecchia e popolare di Pasolini intrisa di romanità verace. Romanità di cui si trova ancora traccia nella osterie di vini e olii piene di vecchietti ubriachi e in preda alla ridarella (che in due minuti può trasformarsi in voglia di rissa) già alle cinque del pomeriggio. E ospitali come non se ne trovano più. A proposito attenti a farvi offrire un quartino di vino in pieno pomeriggio e a stomaco vuoto! Un quartiere pieno di piazzette e cortili dove si chiacchiera con calma e tranquillità, un po’ sospeso nel tempo.

Lasciatevi coinvolgere e partite con il giro (da sobri!) per fare il pieno di colori e bellezza. Eh si perché a partire dall’ex centro sociale “Il faro” su via del Trullo, che è stato arricchito da murales bellissimi tra cui uno di Corto maltese, è tutto un proliferare di scale, muri dei palazzi, fontane, paletti e strisce pedonali di tantissimi colori: rosa, giallo,verde, azzurro, rosso, blu.

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Passeggiate poi per via di Massa Marittima dove dopo qualche metro percorso tra negozietti caratteristici verrete travolti dal murales di Nina realizzato da Flavio Solo.

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Una ragazza bellissima in stile fumettoso dai capelli nero corvino che piange delle lacrime su un fazzoletto bianco. Nina è magnetica (non può non incantarvi) , è ormai famosa nel quartiere (un signore anziano me l’ha indicata come “la Madonnina che hanno fatto quelli!”) e si trova su un muro circondato da pareti dai mille colori e da poesie in romanesco scritte da alcuni dei sette poeti anonimi della periferia romana che si definiscono metro romantici.

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Che ne dite di questo quartiere in evoluzione tutto da scoprire? Andrete a farci un giro, magari in famiglia? 

In giro per la street art romana Volume 2

Sabato pomeriggio. Fa caldo ma non è una di quelle giornate in cui si gocciola solo a muoversi, il mare è stato rimandato a domenica quando poi verrà rimandato di nuovo alla settimana prossima causa traffico e pigrizia (grandi risultati!), la serata è già impegnata  e il pomeriggio va impiegato in qualche modo. Che fare? Continuare il tour della street art romana! Dopo il Quadraro e il quartiere Ostiense è toccato al semideserto quartiere di San Basilio. Ci siamo solo noi, qualcuno a spasso col cane e bambini con pistole giocattolo affacciati alle finestre a sparare ai passanti che fanno un po’ Gomorra. Atmosfera ai limiti del surreale.

Il quartiere avrebbe delle potenzialità, è ricco di spazi verdi ed aggregativi, ha un aspetto retrò e un atmosfera paesana in senso buono. Potrebbe sembrare una piccola Garbatella ma è abbastanza fatiscente e questo gli dà un aspetto un po’ triste nonostante la giornata di sole che spacca le pietre. L’intervento di riqualificazione urbana e culturale portato da murales mi sembra provvidenziale dopo una passeggiata per le strade semideserte di San Basilio. L’artista spagnolo Liqen e il foggiano Agostino Iacurci hanno fatto un lavoro splendido realizzando quattro opere enormi realizzate sulle facciate di altrettanti palazzi. Opere coloratissime e ricche di particolari che affascinano e di  cui i bambini andranno matti, ne sono sicura. Restarne incantati è facilissimo anche per gli adulti, figuriamoci per loro!

Ma chi sono Agostino Iacurci e Liqen? Iacurci è giovanissimo (ma del resto non ci aspettiamo street artist ottantenni): classe 1986 crea opere d’arte di strada in varie parti d’Europa tutte riconoscibili per il tratto piatto, le forme geometriche, i colori brillanti e la grande simpatia che emanano. Liqen, classe 1982, ha uno stile totalmente diverso da quello sintetico di Iacurci e lo si capisce anche solo guardando “El devenir” e “El renacer” realizzate per San.ba: opere stracolme di particolari e simbolismi che richiederebbero ore per essere colti tutti. Quella con i fiori da cui escono animali e persone è incredibile!

Le foto non rendono benissimo l’idea della bellezza dei murales (se siete a Roma andate a vederli) ma ecco qua il risultato del mini tour.

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Non è meraviglioso questo enorme rastrello rosso che spazza via tutte le macerie?

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Un’esplosione di fiori e colori con El devenir di Liqen. Meriterebbe ore di attenzione (peccato per il sole a picco che non ha facilitato)


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L’integrazione con le persone del posto sembra sia stata fondamentale per i due artisti che si sono sentiti accolti e benvoluti in un quartiere non sempre facilissimo. Daje coi pranzi e i caffè!

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L’inconfondibile tratto di Agostino Iacurci.

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La street art di Roma non finisce qui e i tour continuano. Prossima meta la metro Spagna e dintorni. Avete altri suggerimenti?

La nuova street art romana: perché non proporla anche ai bambini?

Stavolta non parlo di una mostra di illustrazione per bambini o di un evento in libreria ma di un museo all’aria aperta che si sta via via creando in varie zone per lo più periferiche di Roma. Un percorso non convenzionale nella street art che potrebbe piacere molto anche i bambini, educandoli così con una semplice passeggiata in famiglia alla bellezza e all’arte che non si trova solo chiusa in un museo grande ed imponente. Roma, città incasinata in cui sono nata e vivo ma che odio ed amo (sognando di scappare in una tranquilla e fresca cittadina della Svezia, sbav!) sta diventando regina dell’arte di strada che riserva sorprese ad ogni angolo. Città dei murales fatti ad arte da ragazzi pieni di talento che trasformano un banalissimo e triste muro in un’opera d’arte colorata, a volte divertente o ricca di significato. Ci sono Blu, Lucamaleonte, Alice Pasquini, Agostino Iacurci, Liquen, Dilka Bear, Kid acne, Sten&Lex, Herbert Baglione e tantiiiiiiii altri.

 Io mi sto appassionando a questa forma d’arte emozionante e alla quale finora avevo dato poco spazio. Per adesso ho fatto due tour domenicali, uno nel quartiere Ostiense ed uno al Quadraro ma ho già le prossime mete: San Basilio che resta un quartiere ultra-periferico e non proprio da passeggiata del sabato pomeriggio ma sembra sia diventato un fiorire di palazzi decorati da murales immensi (grazie al progetto San.Ba.) e la metro Spagna ormai abbellita in ogni parete, anche se bisogna andarci folla permettendo. Tra l’altro nel progetto San.ba sono stati coivolti anche bambini e ragazzi di tre scuole del quartiere che hanno contribuito alla trasformazione della zona all’insegna della cura e della bellezza tramite progetti guidati da giovani street-artist.

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Tantissime foto dei miei due mini tour sono sul mio profilo Instagram, mezzo che mi piace tantissimo per documentare questa forme d’arte e non solo, ma ho iniziato a portarmi dietro anche la macchinetta fotografica e a scattare qualche foto. Queste sono lontane dall’essere decenti ma miglioreremo (speriamo!).

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Il percorso nella street art romana continua, questo era solo un piccolo assaggio… Voi avete già fatto qualche tour alla scoperta dell’arte di strada? Vi piace?

A Roma c’è la festa del libro illustrato giapponese

Conoscete Satoe Tone e le sue illustrazioni dolci, poetiche e sognanti? Qui ne abbiamo parlato a proposito del libricino goloso “Cioccolata per te” ma la produzione della giovane illustratrice giapponese è vasta e tutta meritevole di applausi. “Questo posso farlo” è un gioiellino di tenerezza. Ne ho parlato tempo fa su Hey Kiddo, se vi va di curiosare.

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Un’occasione per saperne di più su Satoe Tone e su tutto il mondo dei libri per bambini in Giappone  può essere la mostra iniziata qualche giorno fa qui a Roma. Si tratta della festa del libro illustrato giapponese che si svolge in 3 sedi: l’istituto di cultura giapponese, la Casina di Raffaello e la Biblioteca centrale ragazzi. Dal 20 maggio fino al 15 luglio, con tanti workshop tenuti proprio dalla brava artista nipponica.

AllIstituto di cultura giapponese c’è New japanes talents: una mostra di 75 illustrazioni dei migliori autori giapponese selezionati alla fiera del libro di Bologna che si tiene ogni anno a marzo. Tra questi c’è ovviamente Satoe Tone ma la possibilità è ottima per scoprirne tanti altri e fare una full immersion in questo ramo della letteratura per l’infanzia. E lo si può fare comodi comodi nell’angolo relax in biblioteca.

Alla Casina di Raffaello c’è Right, left, up and down: 45 storie e tanti libri-gioco ci guidano in un viaggio nella nuova illustrazione giapponese per ragazzi pubblicata dal 2000 ad oggi e presentata alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna.

Alla Biblioteca centrale ragazzi c’è Right, left, up and down: qui si tratta di un’esplorazione tra le 20 opere per ragazzi prodotte in Giappone candidate/premiate al Premio Andersen e lista d’onore Ibby dal 2000. Le opere sono tutte ispirate al mondo tradizionale giapponese ed impregnate della cultura più vera di quei luoghi per noi lontani.

Un bel viaggio interessante in un mondo tanto affascinante e lontano da noi  rimanendo a Roma. Io lo metterei in agenda!

“Dopo” di Laurent Moreau (Orecchio acerbo)

Godersi il momento, l’attimo fortunatamente bello e sereno che si sta vivendo. Capacità che a me non riesce facilissima abituata come sono a pensare sempre a cosa succederà dopo, a come potrebbe andare, al fatto che dopo la domenica c’è il lunedì (vogliamo parlare della malinconia della domenica sera?), che dopo una giornata leggera domani sarà pieno di impegni. (Che rottura eh…) Ma quando è che da piccoli si smette di godersi tutto quello che c’è senza retro pensieri e paranoie e si comincia a pensare al famigerato dopo?

Un bel libro interessante che si addentra nelle riflessioni dei bambini, nelle loro sensazioni e nelle loro emozioni legate ai vari “poi” della vita è “Dopo” di Laurent Moreau edito da Orecchio Acerbo. Dello stesso autore tempo fa abbiamo parlato del bellissimo “A che pensi?”, da recuperare per forza se lo avete perso. Qui un bambino biondissimo si interroga su quello che avviene dopo vari eventi della natura, del tempo, dello spazio e dei rapporti umani in modo lieve ma altrettanto intenso. Un’alternanza di piccole riflessioni apparentemente banali su esperienze che abbiamo provato tutti e pensieri molto profondi. Pensieri sparsi qua e là senza un apparente filo logico se non lo scorrere delle stagioni che compongono un anno.

 “Dopo l’inverno la primavera restituisce i colori”- “Dopo la pioggia ci sono immensi laghi da attraversare”- “Dopo che la sveglia ha suonato provo a ricordarmi i miei sogni”- Dopo la rabbia c’è il silenzio”- “Dopo le capriole mi gira la testa”- Dopo un lungo silenzio non so più cosa dire”- Dopo un pomeriggio dai miei cugini non ho mai voglia di tornare a casa”- “Dopo il bagno la mia pelle è tutta raggrinzita”-Dopo questo attimo, non ci sarà mai più questo attimo”.

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Un libro raffinato e intenso, a tratti sognante e poetico, accompagnato da immagini delicate e profonde in cui i colori caldi come il giallo e il rosso si alternano ai toni freddi del blu. Un albo diverso dalla maggior parte di quelli pensati per bambini, un libro che si differenzia dalla massa, da leggere con calma e lasciar sedimentare per generare sensazioni e riflessioni importanti sul senso del tempo e dell’esistenza. Sicuramente da leggere insieme ai bambini condividendo con loro le emozioni e i pensieri suscitati.

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Tra l’altro non sempre il dopo è negativo. Dopo un brutto momento le difficoltà passano e si ricomincia a sorridere, dopo la pioggia esce il sole (e qui non ci piove!). Il dopo può anche essere bellissimo e pieno di opportunità, basterebbe ricordarsene. Mi metterò un post-it!

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Segnalazione: a proposito di Orecchio acerbo, splendida casa editrice di questo albo e di tanti altri meravigliosi, il 9 maggio alla Casina di Raffaello di Roma ci sarà L’orecchio acerbo day per festeggiare il 150° titolo pubblicato! Una grande giornata di letture, incontri e presentazioni.

Siete anche voi vittime della sindrome del “dopo” che rovina il qui e ora? Come lo affrontate?

Di Frida Khalo e libri per ragazzi: mostre che voglio vedere

Tra libri, mostre e viaggi ho una lista dei desideri degna di un bambino alla vigilia di Natale e ne scopro di nuovi quasi ogni settimana (gioie e dolori). Stavolta parliamo di mostre qui a Roma, pensate per adulti ma che prevedono anche laboratori per bambini. Due sono quelle che mi attirano in questo periodo, durano fino all’estate ma considerata la mia tendenza a dire “tanto c’è tempo” devo andarci il prima possibile o mi scapperanno via. Quali sono? Quella su Frida Khalo alle scuderie del Quirinale e quella sui libri per ragazzi dagli anni ’70 ad oggi al Palazzo delle Esposizioni.

Confesso che quella su Frida Khalo non mi attirava granchè ma perché conoscevo poco il personaggio (mi metto in ginocchio sui ceci, mea culpa). Ultimamente invece mi sono documentata e ho scoperto quale persona coraggiosa, originale, passionale, tormentata, determinata, sofferente, rivoluzionaria fosse questa grande pittrice messicana. Ho scoperto che molte delle sue opere sono annoverata nel surrealismo magico (e io amo i surrealisti), che ha conosciuto Andrè Breton, che ha patito pene fisiche e d’amore ugualmente dolorose, che è stata innovativa ed ha lottato sentendosi sempre comunque imperfetta. Mi piace e mi sta istintivamente simpatica. Voglio saperne di più e insomma ho cambiato idea (e quando mi capita sono sempre molto soddisfatta) e ora voglio assolutamente vedere la mostra.

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La mostra prevede anche laboratori per bambini a tema Frida Khalo ogni domenica dalle 16 alle 18. I piccoli possono cimentarsi nella creazioni di autoritratti dando libero sfogo alla fantasia ed esprimendo come Frida tutto il proprio mondo interiore.

L’altra mostra è di tutt’altro genere ma non posso perderla perché riguarda una delle mie grandi passioni e cioè i libri destinati a bambini e ragazzi: “I nostri anni ’70. Libri per ragazzi in Italia”. Dura fino al 20 luglio ed oltretutto è ad ingresso libero, che non fa mai male. La mostra esplora le rivoluzioni che sono avvenute nella letteratura per l’infanzia nel decennio degli anni settanta ad opera di grandi come Bruno Munari, Emanuele Luzzati, Toti Scialoja, Iela Mari, Altan, Roberto Piumini. In questo decennio è cambiata radicalmente la concezione del bambino e dei libri pensati per i piccoli.

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Cento disegni e cento titoli esposti in un’occasione preziosa per esplorare i cambiamenti dal punto di vista grafico e dei contenuti nei libri per l’infanzia che sono stati realizzati negli anni ’70. Anni ambiziosi e di grandi rivoluzioni che dovremmo un po’ rispolverare. Anche qui si tengono tutte le settimane laboratori per bambini e ragazzi dal titolo “Sembra questo sembra quello”, aperti alle scuole e alle famiglie. Qui i libri di quando mamme e papà erano piccoli diventano un modo per imparare giocando e divertendosi con forme ed animali sempre attuali.

Voi siete già andati a vedere queste mostre? Pensate di andarci da ora all’estate?

5 cose fastidiose del dover prendere la metro tutti i giorni

Per lavoro (chiamiamolo così con un atto di coraggio)- cioè per andare dalla quattrenne e dalla sorella di un anno a farmi riempire di abbracci storti, cercare giochi compatibili e distruggermi la schiena- devo prendere tutti i pomeriggi due metro. A Roma e praticamente sempre nell’ora di punta. Dico solo che arrivo al venerdì con i nervi che tesi che manco un maestro Shaolin potrebbe aiutarmi ( a propisito alleluja è venerdì!).

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Sapete quali sono le 5 cose più fastidiose che ho riscontrato nel mio viaggio underground della speranza? Vabbè, ve le dico subito.

1. In pole position ci sono ovviamente quelli che quando tenti di scendere sono sulla banchina e ti si parano davanti spintonando per entrare come se li stesse inseguendo Jack lo squartatore o la setta di invasati di Joe Carroll in The following. Cavolo il principio è elementare: fare scendere prima di salire. Tutto sarebbe più facile e non volerebbero parolacce e gomitate.

2.Quelli che, alla stazione Termini soprattutto, camminano con il trolley venti metri dietro di loro rischiando di farti inciampare ad ogni passo, farti fare una figura di merda e romperti pure qualcosa. Idem per quelli con l’ombrello portato sotto il bracco che lo dondolano avanti e indietro con la punta orientata verso di te che sfortunatamente gli cammini dietro e cerchi di superarli. Ma è così difficile portarlo dritto?

3.Da marzo coi primi caldi iniziano ad esserci quelli che con l’ascella sudata si piazzano sopra di te che cerchi di reggerti in piedi nella metro affollata. L’ascella in questione ovviamente non profuma ma anzi puzza di sudore tanto da farti perdere la voglia di respirare per i prossimi mesi o forse per sempre. L’utilizzo di un buon deodorante anche in questo caso sarebbe una semplicissima soluzione che pare non venga presa in considerazione.

4.Sei sulla scala mobile, hai sentito il rumore della metro che arriva e inizi ad affettare il passo per prenderla e non dover aspettare la prossima. Ma no, ci sono sempre quelli che ti si piazzano davanti sulla scala mobile senza spostarsi o che camminano a due all’ora sulla banchina e non si accorgono di te dietro che cerchi disperatamente di passare (si mi sto accorgendo di essere leggermente esaurita)

5. I ritardi. Ecco quando arrivo trascinandomi a fatica alla banchina e leggo sul display “tempo di attesa 10 minuti” mi prende uno sconforto che in confronto il libro Cuore fa sganasciare dalla risate. Che poi magari quel treno è troppo pieno pure per farci entrare uno spillo e devi aspettare l’altro. Insomma prendere la metro è sempre una gioia no?

Conclusione: voglio andare a vivere in campagna (com’era saggio Toto Cutugno).

Belle idee direttamente da “Più libri più liberi”

Sabato scorso ho vinto la diabolica e tentatrice vocina della pigrizia che mi diceva “ ma chi te la fa fare stattene a letto a dormire che è sabato” e mi sono alzata presto per andare a “Più libri più liberi”. È  la fiera nazionale della piccola e media editoria che si tiene a Roma ogni anno a dicembre, ma lo sapete già no?. Un momento di festa per tutti i libro-dipendenti.

Sono andata in compagnia di un’amica espertissima di libri per bambini e amante della lettura quindi l’impresa è stata più semplice, nonostante quella maledetta vocina. Arrivando abbastanza presto siamo riuscite ad esplorare quasi tutti gli stand interessanti prima dell’arrivo della folla e a raccogliere, oltre che tante tentazioni,  idee per i temutissimi regali di Natale. Ovviamente su che stand avremo mai puntato? Beh le case editrici per bambini erano lì belle e coloratissime a nostra disposizione e non potevamo certo farcele scappare!

I libri da vedere erano tanti e bellissimi ma ve ne dico tre che mi hanno colpito e che penso regalerò per Natale ad una certa bimba quasi quattrenne.

–         Glub, di Christine Naumann Villemin e Marianne Barcilon, Il castoro. Un albo divertente illustrato con stile fumettoso che racconta il primo giorno di scuola di un simpatico mostro verde dall’aria buffissima. Glub è un pasticcione disobbediente che farà sicuramente ridere i bambini nelle sue avventure scolastiche e nei suoi tentativi di obbedire alle raccomandazioni della mamma.

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 –         “Orso ha una storia da raccontare”, di Philip C. Stead ed Eric E. Stead Babalibri. Un albo con illustrazioni splendide e suggestive perfetto per immergersi nei colori della stagione fredda. Parla di un orso che prima di andare in letargo per l’inverno vuole raccontare una storia ai suoi amici del bosco ma nessun ha tempo per ascoltarlo. Sono tutti troppo indaffarati per dargli retta e così alla fine Orso si addormenta ma quando si risveglierà in primavera non si ricorderà più cosa voleva dire.

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 –         “La prima volta che sono nata” di Vincent Cuvellier e Charles Dutertre, Sinnos. Un libro tenero, poetico e commovente su tutte le prime volte che affrontiamo nella vita e che si ripetono ciclicamente di generazione in generazione. Racconta le prime esperienze della vita di una bambina, Nina, in cui ci ritroviamo tutti e che possiamo leggere a più livelli. Un libro intergenerazionale che diverte i bimbi e commuove ed emoziona i grandi.

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Buona lettura!