Ricordati del gatto: un libro anti-fretta scritto da Micheal Rosen

La fretta. Chi di noi non la conosce bene? Ci litighiamo e la combattiamo praticamente tutti e le famiglie con bambini da lavare, vestire e far filare a scuola ogni santa mattina per poi far filare a lavoro pure mamma e papà lo sanno ancora meglio. Se poi ci aggiungiamo un gatto, un cane o un qualunque animale domestico da accudire…bum! È tutta una corsa e nella corsa si sa che si rischia di dimenticarsi animali, oggetti, appuntamenti, particolari. Oltre a perderci momenti importanti e farci scappare via le giornate (ehm cosa ben più importante forse..).

Feltrinelli Kids a proposito della fretta ha da poco pubblicato un libro scritto da Michael Rosen (sì sì l’autore del meraviglioso “A caccia dell’orso”!!) ed illustrato da Tony Ross: “Ricordati del gatto”. Dedicato a bambini dai 7-8 anni questo simpatico libro narra le vicende della famiglia Frettini che vive le sue giornate sempre di fretta. I signori Frettini corrono sempre tanto che, oltre a dimenticarsi di fare la spesa e di  mangiare si dimenticano anche il loro piccolo Harry. Un giorno il bambino viene lasciato da solo a casa invece che essere accompagnato a scuola: e ora? Per fortuna a casa uno che vive lento e rilassato accorgendosi delle cose c’è: è il gatto Tigre.

ricordati del gatto

Tigre è un gatto calmo e pacato ma anche molto sveglio e ci pensa lui ad occuparsi del piccolo Harry. Ma a Tigre chi ci pensa? Anche lui ha bisogno di attenzioni, presenza e coccole. Come tutti. Ma poi chi ce la fa fare di vivere sempre di corsa con lo smartphone davanti alla faccia e l’ansia di non riuscire a fare tutto? Prendiamo esempio da Tigre che certo sarà pure un gatto ed ha la vita semplificata ma secondo me c’ha visto lungo.

“Ricordati del gatto” è un libro simpatico, divertente, con illustrazioni comiche ed una storia piacevolissima per avviare i bambini un po’ più grandicelli alla lettura autonoma. Ah va anche letto con calma però!

“Into the woods”…non entrate in quel bosco!

Arrivo un po’ tardi perché vittima di una sorta di odioso blocco dello scrittore che mi fa sembrare stupida qualunque parola io digiti sulla tastiera del pc ma non potevo non salvare qualcuno di voi da un’esperienza cinematografica da dimenticare. Volete vedere in famiglia un film adatto anche ai bambini, leggero, rilassante, facile da seguire ed avvincente? Bene, ottimo proposito ma state alla larga da “Into the woods”. È stata la mia scelta per il freddo e ventoso pomeriggio di Pasquetta e voglio preservare qualcuno dal fare lo stesso errore magari in questo weekend che si annuncia non bellissimo ( e te pareva). Ora, intendiamoci, non è un’esperienza così tragica e il film ha anche dei momenti piacevoli ed una storia potenzialmente nuova ed interessante anche dal punto di vista psicologico oltre che una bellissima fotografia ma il risultato finale ondeggia tra l’esilarante e l’esasperante.

Avevo riposto grandi speranze in questo film con Meryl Streep (la cui bravura non si discute) e Jhonny Depp (in una particina microscopica) che è un mix di 4 favole (Raperonzolo, Cenerentola, Cappuccetto rosso e Jack e i fagioli magici) che si intrecciano tra loro con i protagonisti che si ritrovano molto spesso in un fitto e scuro bosco che è metaforicamente un po’ anche quello dei loro desideri pericolosi. Purtroppo ho riposto male le mie alte aspettative prima di tutto perché- mea culpa- non avevo ben capito fosse un musical nel quale i personaggi cantano praticamente ogni due secondi netti ed in cui tra l’altro le canzoni sono praticamente tutte uguali e ripetono sempre gli stessi identici concetti (verrete perseguitati da “I wish…I wish” se per caso deciderete di avventurarvi al cinema).

Per fortuna ero in compagnia di un’amica che riesce sempre a farmi vedere il lato comico delle situazioni e l’abbiamo presa a ridere per la maggior parte del tempo invece di imprecare con un sonoro malimortacci mannaggia alla miseria per gli 8€ regalati al botteghino. La scena top è indubbiamente quella in cui in due principi cantano a camicia aperta in piedi sul bordo di una cascata un pezzo il cui titolo è “Agony” (e ho detto tutto) con una convinzione ai limiti del ridicolo. La comicità al potere.

Insomma se avete spirito di sacrificio, volete tentare una nuova esperienza e sapete cogliere il lato ironico delle cose andate pure a vedere “Into the woods” ma per favore risparmiate questa esperienza ai bambini che vi tormenterebbero chiedendovi di leggere loro la traduzione delle canzoni e la spiegazione di quello che succede.

Questa almeno è stata la mia impressione. E voi, siete stati a vedere il film? Cosa ne pensate?

Il rinoceronte di Rita: un nuovo albo di Tony Ross

I bambini, si sa, una ne fanno e cento ne pensano. Se la piccola Iris ha tenuto nascosto in casa un leone nel bellissimo libro di Helen Stephens “Come nascondere un leone” perché Rita non potrebbe prendere un rinoceronte come animale domestico e nasconderlo anche lei? Dov’è la controindicazione? Tutti i bambini vogliono un animaletto a fargli compagnia e sarebbero disposti a tutto pur di averlo, senza badare alla conseguenze! “Il rinoceronte di Rita” scritto ed illustrato dal bravissimo Tony Ross, edito da Carmelozampa e freschissimo di uscita in libreria, è un libro imperdibile per tutti i piccoletti che vorrebbero tanto un cane o un gatto ma ai quali alla fine andrebbe bene pure un rinoceronte per la disperazione e la testardaggine.

il rinoceronte di rita

Qui troviamo Rita, una bambina che si sente sempre dire di no dalla mamma alla sua richiesta di prendere un animaletto a casa e allora decide che chi fa da sé fa per tre: va allo zoo e prende con sè un rinoceronte! Sì sì proprio un grosso rinoceronte di cui dovrà occuparsi in tutto e per tutto: dal comprargli da mangiare, al portarlo fuori per i bisognini (che tanto -ini non sono!) e soprattutto nasconderlo nell’appartamento in cui vive in modo che la mamma non lo veda. Impresa un po’ complicata…

Ma del resto accudire un animale domestico non è affatto facile, certo un rinoceronte complica parecchio la situazione ma anche un cane o un gatto sono un impegno considerevole (oltre che una gioia grande eh) e le mamme e i papà lo sanno bene che poi ricadrà tutto su di loro. La scelta è molto importante e va fatta con consapevolezza…e bisogna prepararsi perché prima o poi tutti i bambini chiedono un cucciolo. é una legge non scritta!

Questo albo può aiutare ad affrontare la questione in modo allegro e ironico, se il cane o il gatto non si possono proprio prendere almeno ridiamoci sù. Inoltre il libro è talmente carino, con illustrazioni splendide, una storia divertente, simpatica, tenera e dolce che mi sa che corro subito a comprarlo a mia nipote di quasi 5 anni. Tanto il problema di prenderle un cucciolo non è il mio!

 

In viaggio con Mr Peabody e Sherman: andiamo?

È un periodo strano. Pieno di vuoti, di confusione, di novità, di pensieri e preoccupazioni e la creatività ne risente. Ci si butta su libri e film ma spesso non si riesce a parlarne, a raccontarli come si vuole. Dopo Boxtrolls che ho visto al cinema la settimana scorsa e di cui vi ho parlato poco tempo fa ho visto amche “Tutto può cambiare” (film incantevole e musicale che mi è piaciuto tanto ma non rivolto ai bambini) e qualche sera fa mi sono deliziata a casa con “Mr Peabody e Sherman”. Proprio un bel filmetto da vedere rintanati sul divano ora che arriva il freddo e si da spazio alla fantasia e alle tisane.

Mr Peabody e Sherman sono una coppia di padre e figlio stramba e originale che vive a New York in una casa futuristica. Perché sono così particolari? Beh Mr Peabody è un cane– geniale e pieno di inventiva che sa tutto e sa fare tutto- che ha adottato un bambino (Sherman) e lo ha cresciuto come un figlio con amore, regole e sani principi. D’altra parte “Se un bambino può adottare un cane perché un cane non può adottare un bambino?”.

Mr Peabody ha inoltre dato una meravigliosa e unica opportunità a Sherman: ha inventato una strabiliante macchina del tempo che gli consente di viaggiare avanti e indietro tra le varie epoche per imparare la storia in prima persona. Dalla Rivoluzione francese all’antico Egitto, dalla Firenze rinascimentale fino alla guerra di Troia. A chi non piacerebbe? E infatti Sherman ne è entusiasta! Durante una serata a casa con i genitori di una compagna di classe con cui Sherman ha litigato a scuola però la situazione sfugge di mano e le epoche storiche entrano prepotentemente nella vita dei protagonisti. Con il rischio sempre più incombente che Sherman venga tolto dalla custodia del suo speciale papà.

Il film è carino, divertente, originale, parla di fiducia e dell’amore puro che va oltre le etichette e le classificazioni. Un cane è una grande risorsa per un bambino, una fonte d’affetto incondizionato ma come funziona al contrario? Beh…“Non c’è dubbio. Tutti i cani dovrebbero avere un bambino”.

Voi avete visto il cartone? Vi è piaciuto?

Boxtrolls-le scatole magiche: da non perdere!

Avete visto Coraline e la porta magica  e Paranorman? Se non l’avete fatto siete proprio brutti e cattivi distratti perché sono due piccoli capolavori e dovete rimediare al più presto! Anche perché è uscito al cinema da un po’ di tempo un altro gioiellino realizzato dalla stessa società di produzione (la Laika) e quindi vi si accumula il lavoro arretrato. Io ve l’ho detto eh! Si tratta di Boxtrolls- le scatole magiche: film delizioso, spassoso, originale, divertente e avventuroso che sono andata a vedere sabato scorso per un pomeriggio senza avere niente a cui pensare…o almeno provarci.

Unico avvertimento non portateci bambini troppo piccoli perché potrebbero trovare un po’ difficile seguire il film e spaventarsi in alcune scene con il cattivone di turno con tanto di pianti e richiesta di uscire dal cinema. Oppure non portateci nessun bambino come ho fatto io! I film d’animazione non sono mica solo per piccoli (o almeno questo è quello che mi ripeto io per giustificarmi). Boxtrolls vale veramente la pena di essere visto sul grande schermo per godere a pieno di una fotografia incantevole, dei colori, delle atmosfere e di un mondo magico in cui entrare per scrollarsi di dosso il proprio.

Di cosa parla? Siamo a Pontecacio, un paesino arroccato a picco sul mare governato dalle tube bianche capitanate da Sir Gongon-zole in cui tutti sono grandi appassionati di formaggio. A Pontecacio si dà periodicamente la caccia a delle creature ritenute malvagie e spaventose che vivono sottoterra ed escono la notte: i Boxtrolls appunto. Tra di loro, che cattivi non sono proprio per niente, vive anche un bambino chiamato Uovo (dal nome della scatola che ha tipo armatura) cresciuto da loro con tanto amore anche se in modo “animalesco” privo di buone maniere. A dare la caccia ai trolls ci pensa il cattivissimo ed inquietante Signora Arraffa (definito da un bambino in sala “quello schifoso!”) con i suoi scagnozzi, perfido ed odioso per eccellenza. A ribaltare la situazione ci penserà la piccola figlia di Sir Gorgon-zole, determinata a far capire a tutti gli abitanti del paesino che i veri cattivi non sono certo i buffi boxtrolls. Ci riuscirà? Scommettiamo?

Un bimbetto di circa 4-5 anni in sala con il papà alla fine del film ha esclamato “Papà ma è stato bellissimo!”: quale garanzia migliore? Se la storia vi appassiona inoltre in libreria trovate anche il libro su cui è basato il film, per continuare a frequentare i boxtrolls anche a casa. E  mi raccomando non uscite dalla sala prima della fine di tutti i titoli di coda perché la canzoncina che li accompagna è bellissima e anche la grafica.

A Roma poesie e colori fanno rivivere il Trullo

Anche chi non vive a Roma sa che la città eterna è tanto bella quanto incasinata, trafficata, disorganizzata e dotata di mezzi di trasporto che farebbero perdere la pazienza anche a un Santo certificato. Però prendendosi un po’ di tempo e di buona volontà, oltre ai monumenti e ai palazzi antichi e bellissimi che rendono comunque Roma una città affascinante, si scorgono segnali di innovazione, bellezza e creatività dove meno potremmo aspettarcelo. Basta fare un giro in quartieri periferici e fino a poco fa poco considerati per rendersene conto. Un’ottima idea è andarci insieme ai bambini che rimarranno sicuramente entusiasti di tutta questa vivacità. È il potere della nuova street art in continua evoluzione di cui ho iniziato a parlare qualche tempo fa a proposito dei quartieri Ostiense e Quadraro e poi di San Basilio.

Qualche giorno fa armata di macchinetta fotografica sono invece andata a fare un giro al Trullo, un quartiere non proprio centrale della capitale, alla scoperta dei Poeti anonimi e dei pittori der Trullo. Questi artisti per lo più sconosciuti hanno riempito il quartiere popolare di poesie in romanesco, colori e murales. Perfetto per una passeggiata in famiglia fuori dalle solite mete. Andiamo? Il giro non è lungo e non prevede grandi sforzi. Più che altro la difficoltà sta nel trovare il Trullo se come me non siete di zona e vi sembra di essere fuori città. Sempre sia lodato il Tom tom!

Ironia, colore e poesia sono gli elementi che ci accolgono entrati in questo quartiere che mantiene ancora intatto il fascino della Roma vecchia e popolare di Pasolini intrisa di romanità verace. Romanità di cui si trova ancora traccia nella osterie di vini e olii piene di vecchietti ubriachi e in preda alla ridarella (che in due minuti può trasformarsi in voglia di rissa) già alle cinque del pomeriggio. E ospitali come non se ne trovano più. A proposito attenti a farvi offrire un quartino di vino in pieno pomeriggio e a stomaco vuoto! Un quartiere pieno di piazzette e cortili dove si chiacchiera con calma e tranquillità, un po’ sospeso nel tempo.

Lasciatevi coinvolgere e partite con il giro (da sobri!) per fare il pieno di colori e bellezza. Eh si perché a partire dall’ex centro sociale “Il faro” su via del Trullo, che è stato arricchito da murales bellissimi tra cui uno di Corto maltese, è tutto un proliferare di scale, muri dei palazzi, fontane, paletti e strisce pedonali di tantissimi colori: rosa, giallo,verde, azzurro, rosso, blu.

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Passeggiate poi per via di Massa Marittima dove dopo qualche metro percorso tra negozietti caratteristici verrete travolti dal murales di Nina realizzato da Flavio Solo.

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Una ragazza bellissima in stile fumettoso dai capelli nero corvino che piange delle lacrime su un fazzoletto bianco. Nina è magnetica (non può non incantarvi) , è ormai famosa nel quartiere (un signore anziano me l’ha indicata come “la Madonnina che hanno fatto quelli!”) e si trova su un muro circondato da pareti dai mille colori e da poesie in romanesco scritte da alcuni dei sette poeti anonimi della periferia romana che si definiscono metro romantici.

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Che ne dite di questo quartiere in evoluzione tutto da scoprire? Andrete a farci un giro, magari in famiglia? 

Film a tema babysitter? Qualche proposta passatempo

Dopo aver sviscerato il modo di trovare la babysitter perfetta che ci faccia stare tutti belli tranquilli (ma la perfezione non è di questo mondo quindi abbassiamo le aspettative!) facciamoci una cultura a tema con qualche suggerimento cinematografico. Quanti film ci sono che parlano di babysitter? Un bel po’ ma alcuni (tanti) sono pseudo-thriller con babysitter giovani e belle che prima seducono il marito di turno e poi tentano di rapire il povero bambino oppure horror in cui la babysitter si rivela una pericolosa assassina. Ma stiamo calmi, ci sono anche commedie simpatiche e rilassanti vedibili pure dai bambini eh.

La prima che ci viene in mente è…rullo di tamburi…”Mary Poppins”! Ma daiiiiii e chi l’avrebbe mai detto! Anche se scontato il film è comunque un gran bel classico che va visto almeno una volta nella vita ma secondo me è anche da rivedere più e più volte per impararlo tutto a memoria come ho fatto io da piccola. Quando lo passano in tv ogni anno sotto Natale non posso non concedermi un’altra visione canticchiando tutte canzoni con una precisione da far paura (a chi mi sta intorno).

 

Ma andando più sul recente visto che Mary Poppins è del 1964 non perdiamoci “Saving Mr Banks”, il film prodotto dalla Disney con Tom Hanks ed Emma Thompson uscito quest’anno che racconta in modo meraviglioso la tormentata ma divertente nascita del film. Non è esattamente un film sulle babysitter ma sulla realizzazione del film che ne è il caposaldo assoluto ed è basato su un romanzo di Pamela Lyndon Travers. Girato e recitato benissimo è una storia (che ne contiene un’altra) semplice ma avvincente che assicura due ore di cinema di qualità. Davvero bellissimo.

 

Scendiamo un po’ di livello e andiamo su “Il diario di una tata”, commedia carina e sentimentale di qualche anno fa con Scarlett Johansonn alla prese con il racconto di un tormentato anno da babysitter in una famiglia ricchissima e snob a Londra. Le capita una madre assente, problematica e un po’ fuori di testa ed un bambino molto bisognoso d’affetto ma all’inizio il classico faccia da schiaffiesauriscipazienza. Per fortuna a consolarla interverrà un ragazzo più che belloccio incontrato nel palazzo della famiglia e che, guarda caso, si innamorerà di lei. Il film è simpatico, delicato, scorrevole e si fa vedere tranquillamente senza pensare “ma che è sta scemenza?!”.

 

Come dimenticare Tata Matilda/Nanny Mc Phee? Anche qui troviamo Emma Thompson, stavolta però molto imbruttita, protagonista di una classica ed edificante favola per bambini.  Tata Matilda si trova alle prese con un vedovo (Colin Flirth) padre di ben sette figli di cui ha perso totalmente il controllo. Tutte le tate sono scappate da questa famiglia da manicomio ma la nostro nanny super determinata riuscirà a trovare il modo, con un tocco di magia, di inserirsi in questo gruppo allo sbando e riportarlo all’ordine.

 

Voi ne avete visto qualcuno insieme ai bambini? Quale preferite? Ne avete altri da consigliare?

La babysitter giusta: come la trovo?

Meglio prima la buona o la cattiva notizia? Io scelgo sempre la cattiva quindi diciamo subito che la babysitter giusta in assoluto non esiste, non c’è un modello prestampato che possa andar bene per tutti e farvi trovare la Mary Poppins de’noantri. Eh no, mica è così semplice. Però, ed ecco che arriva la buona notizia, qualche accorgimento per trovare la persona a cui lasciare i bambini senza ansie e senza essere divorati dai sensi di colpa c’è.

Perché anche se si hanno dei nonni votati alla nonnitudine e superdisponibili capita a tutti prima o poi di avere bisogno di una persona a cui lasciare i mostriciattoli per un po’ di tempo. Che sia qualche pomeriggio sparso quà e là, una serata per andare al cinema o un impegno continuativo di tutti i giorni. Ora magari siete in vacanza spaparanzati al sole ma a settembre è probabile che possa servirvi eccome! E dove caspiterina la vado a trovare, vi starete chiedendo?

La prima strategia è affidarsi al sempre caro passaparola. Chiedete alla collega d’ufficio con bambini piccoli, alla nipote giovincella con amiche disoccupate a cui piacciono i bambini (e magari anche dotate di titoli), alla cugina, alle amiche, insomma spulciate l’agenda in cerca di qualcuno che possa parlarvi di quel qualcuno affidabile che abbia tenuto i suoi bambini o i bambini di qualcun altro che a sua volta ne è rimasto soddisfatto (aiuto!). L’elemento fiducia è fondamentale. Potete anche mettere un avviso nel condominio in cui vivete: io il mio primo lavoro da babysitter l’ho trovato così! Ci sono anche le agenzie di babysitter ma su quelle non ho abbastanza elementi per giudicare. Però potrebbero servire, perché no? Una su tutte “Le cicogne”, una start-up avviata da ragazze giovani e in gamba.

babysitter diario di una tata

Ok avete individuato uno o più nomi? Yeah stappiamo lo spumante. Ora tocca al colloquio. Informale e rilassato per mettere a suo agio la futura tata Matilda ma anche utile a richiederle le giuste informazioni: studi, quantità di tempo libero, esperienze precedenti, motivazione (ok voler guadagnare ma se ha una pazienza di 3 nanosecondi con i bambini il motivo forse non è quello giusto). Se pensate che possa andar bene fatela interagire col pargoletto insieme a voi e vedete come se la cava e come reagisce il bambino. Deve scattare un certo feeling e non è colpa di nessuno se la scintilla non c’è. La giovane Mary Poppins deve piacere sicuramente a voi ma soprattutto al bambino: la babysitter sarà la sua quindi affidatevi anche all’istinto!

Il_diario_di_una_tata

Le doti fondamentali da ricercare? Taaaanta pazienza, sensibilità, ironia, capacità di sdrammatizzare i problemi, fermezza nell’affrontare i capricci ma senza essere irascibile, poca invadenza ma capacità di cogliere le dinamiche familiari, doti organizzative. Robetta insomma!

Quanto pagarla? Siate generosi e tutto filerà mooolto più liscio! Scherzi a parte, 7 euro l’ora credo sia una tariffa onesta, un po’ di più (intorno ai 10 euro) se i bambini sono due o più e ovviamente un forfait per un impegno continuativo di più giorni. Ci siamo?

Voi avete trovato la vostra babysitter ideale? Come (caspiterina) avete fatto?

(Le immagine sono tratte dal film “Il diario di una tata” con Scarlett Johansonn)

 

In giro per la street art romana Volume 2

Sabato pomeriggio. Fa caldo ma non è una di quelle giornate in cui si gocciola solo a muoversi, il mare è stato rimandato a domenica quando poi verrà rimandato di nuovo alla settimana prossima causa traffico e pigrizia (grandi risultati!), la serata è già impegnata  e il pomeriggio va impiegato in qualche modo. Che fare? Continuare il tour della street art romana! Dopo il Quadraro e il quartiere Ostiense è toccato al semideserto quartiere di San Basilio. Ci siamo solo noi, qualcuno a spasso col cane e bambini con pistole giocattolo affacciati alle finestre a sparare ai passanti che fanno un po’ Gomorra. Atmosfera ai limiti del surreale.

Il quartiere avrebbe delle potenzialità, è ricco di spazi verdi ed aggregativi, ha un aspetto retrò e un atmosfera paesana in senso buono. Potrebbe sembrare una piccola Garbatella ma è abbastanza fatiscente e questo gli dà un aspetto un po’ triste nonostante la giornata di sole che spacca le pietre. L’intervento di riqualificazione urbana e culturale portato da murales mi sembra provvidenziale dopo una passeggiata per le strade semideserte di San Basilio. L’artista spagnolo Liqen e il foggiano Agostino Iacurci hanno fatto un lavoro splendido realizzando quattro opere enormi realizzate sulle facciate di altrettanti palazzi. Opere coloratissime e ricche di particolari che affascinano e di  cui i bambini andranno matti, ne sono sicura. Restarne incantati è facilissimo anche per gli adulti, figuriamoci per loro!

Ma chi sono Agostino Iacurci e Liqen? Iacurci è giovanissimo (ma del resto non ci aspettiamo street artist ottantenni): classe 1986 crea opere d’arte di strada in varie parti d’Europa tutte riconoscibili per il tratto piatto, le forme geometriche, i colori brillanti e la grande simpatia che emanano. Liqen, classe 1982, ha uno stile totalmente diverso da quello sintetico di Iacurci e lo si capisce anche solo guardando “El devenir” e “El renacer” realizzate per San.ba: opere stracolme di particolari e simbolismi che richiederebbero ore per essere colti tutti. Quella con i fiori da cui escono animali e persone è incredibile!

Le foto non rendono benissimo l’idea della bellezza dei murales (se siete a Roma andate a vederli) ma ecco qua il risultato del mini tour.

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Non è meraviglioso questo enorme rastrello rosso che spazza via tutte le macerie?

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Un’esplosione di fiori e colori con El devenir di Liqen. Meriterebbe ore di attenzione (peccato per il sole a picco che non ha facilitato)


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L’integrazione con le persone del posto sembra sia stata fondamentale per i due artisti che si sono sentiti accolti e benvoluti in un quartiere non sempre facilissimo. Daje coi pranzi e i caffè!

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L’inconfondibile tratto di Agostino Iacurci.

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La street art di Roma non finisce qui e i tour continuano. Prossima meta la metro Spagna e dintorni. Avete altri suggerimenti?

La nuova street art romana: perché non proporla anche ai bambini?

Stavolta non parlo di una mostra di illustrazione per bambini o di un evento in libreria ma di un museo all’aria aperta che si sta via via creando in varie zone per lo più periferiche di Roma. Un percorso non convenzionale nella street art che potrebbe piacere molto anche i bambini, educandoli così con una semplice passeggiata in famiglia alla bellezza e all’arte che non si trova solo chiusa in un museo grande ed imponente. Roma, città incasinata in cui sono nata e vivo ma che odio ed amo (sognando di scappare in una tranquilla e fresca cittadina della Svezia, sbav!) sta diventando regina dell’arte di strada che riserva sorprese ad ogni angolo. Città dei murales fatti ad arte da ragazzi pieni di talento che trasformano un banalissimo e triste muro in un’opera d’arte colorata, a volte divertente o ricca di significato. Ci sono Blu, Lucamaleonte, Alice Pasquini, Agostino Iacurci, Liquen, Dilka Bear, Kid acne, Sten&Lex, Herbert Baglione e tantiiiiiiii altri.

 Io mi sto appassionando a questa forma d’arte emozionante e alla quale finora avevo dato poco spazio. Per adesso ho fatto due tour domenicali, uno nel quartiere Ostiense ed uno al Quadraro ma ho già le prossime mete: San Basilio che resta un quartiere ultra-periferico e non proprio da passeggiata del sabato pomeriggio ma sembra sia diventato un fiorire di palazzi decorati da murales immensi (grazie al progetto San.Ba.) e la metro Spagna ormai abbellita in ogni parete, anche se bisogna andarci folla permettendo. Tra l’altro nel progetto San.ba sono stati coivolti anche bambini e ragazzi di tre scuole del quartiere che hanno contribuito alla trasformazione della zona all’insegna della cura e della bellezza tramite progetti guidati da giovani street-artist.

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Tantissime foto dei miei due mini tour sono sul mio profilo Instagram, mezzo che mi piace tantissimo per documentare questa forme d’arte e non solo, ma ho iniziato a portarmi dietro anche la macchinetta fotografica e a scattare qualche foto. Queste sono lontane dall’essere decenti ma miglioreremo (speriamo!).

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OLYMPUS DIGITAL CAMERA                                                          (una piccola e storta me sotto al tunnel del Quadraro)

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Il percorso nella street art romana continua, questo era solo un piccolo assaggio… Voi avete già fatto qualche tour alla scoperta dell’arte di strada? Vi piace?